Dati in movimento e marketing cosa noi non pensiamo ma …..

 

Scritto da Alfredo Visconti Presidente ANDIP

 

E’ ormai di uso comune la definizione delle informazioni personali come il nuovo petrolio, per evidenziare il valore economico e di conoscenza che questi dati, anche grezzi, hanno come merce di scambio in un mercato spesso invisibile agli occhi degli utenti finali.

Il valore di questi dati per singolo set di dati valgono in media pochi euro, ovviamente però il vero valore, anche qui economico e conoscitivo, sta nella quantità e qualità, le aziende acquistano database dai data broker in blocchi di migliaia, se non milioni di dati elaborati.

Ancora a qualcuno potrebbe nascere spontanea la domanda sul perché comprare questi set di dati. La risposta è di una semplicità disarmante ma soprattutto sta nelle attuali regole di mercato, tutto dipende da cosa ci si vuole fare, il loro vero valore ed il loro peso rispetto al mercato sta nella capacità di descrivere persone e gruppi di persone prevedendone comportamenti, caratteristiche ed usi effettuando quindi una profilazione il più attendibile possibile. Come è facile intuire maggiori sono i dati di cui si entra in possesso maggiore sarà l’attendibilità di questi stessi dati facendo si che la precisione in investimenti sia sempre maggiore.

Solo per facilitare la comprensione fra la raccolta e l’utilizzo poi di terze parti basti pensare a Google, Facebook, linkedin e cosi via che effettuano una grande raccolta di dati proprietari anche al fine di offrire ai propri, e non solo, inserzionisti una segmentazione accurata ed efficace, che permette di creare campagne di marketing o semplici visualizzazioni di banner, specifici e dettagliati per quel determinato utente. Per ampliare il discorso ed uscire dalla gestione dei social network, basti pensare che lo stesso ragionamento appena sviluppato e valido anche per altri settori come ad esempio del settore assicurativo, aziende di credito, aziende sanitarie che nello specifico utilizzano i dati per prevedere il livello di rischi e configurare in modo preciso il cliente.

Spieghiamo che abbiamo parlato di broker di dati che è colui che compra e rivende dati offrendo un servizio fondamentale per chi acquista, in questo caso infatti i dati che si acquistano non sono grezzi, ma aggregati ed elaborati in modo da poter essere utilizzati immediatamente. Praticamente chi acquista non acquista dati ma acquista informazioni.

Per capire meglio la differenza fra dato ed informazione basta un semplice esempio:

dati 19652412, M32A20, MAIL questi sono i dati cosi come vengono letti da una interrogazione su un database. La lettura non fa trapelare nulla chi li legge non sa interpretarli ne quindi tantomeno dargli un significato.

Informazioni lavorando sui dati prima segnalati e attraverso le opportune conoscenze si può ottenere la traduzione ed il dignificato di quei dati, quindi l’informazione e nello specifico vediamo che abbiamo

Mail per indicare cosa utilizzare come username

1965242 sono i dati da indicare come password

M32A20 indica la matricola del lavoratore da utilizza come ulteriore componente della password.

 

Siamo passati da valori insignificanti al valore di una informazione ben precisa.

 

Stabilito adesso ove mai ve ne fosse bisogno l’importanza dei dati trasformati in informazioni, chi li raccoglie, chi li vende e chi li usa vediamo come anche il più attento di noi dissemina dati personali, anche sensibili sulla rete, lasciano questi alla mercè di tutti.

Per capire ed immaginare come tutto succede rendiamoci conto che di dati personali ne condividiamo ogni giorno in grande quantità anche e soprattutto a prescindere spesso dalla nostra volontà di comunicarli. Purtroppo il famoso principio di proporzionalità nella raccolta dei dati resta ancora per tante aziende un eufemismo al quale l’utenza si è dovuta piegare se voleva il servizio richiesto. In una giornata tipo rilasciamo dati a causa di dati di registrazione su siti web, compagnie telefoniche, pagamenti bancomat o con carte di credito, richieste di fatture elettroniche, servizi Internet per poi continuare quando siamo in movimento con dati rilasciati in strutture alberghiere, pedaggi autostradali, servizi gps e si potrebbe continuare …. Il tutto diventa molto pericoloso, ma soprattutto senza nessun controllo o quasi se pensiamo che stiamo parlando di  dati che vengono comunicati attraverso smartphone e  telefoni purtroppo spesso  senza che neanche ce ne accorgiamo.

Adesso dobbiamo ragionare seriamente sul come questi dati vengono messi in sicurezza al momento dell’utilizzo, precisando subito che questo livello di attenzione da i suoi risultati solo se capiamo che oltre i software di protezione occorre determinare delle regole comportamentali precise.

Ripartiamo quindi dalle informazioni che vengono raccolte ad esempio tramite i nostri telefoni cellulari:

  1. Dati sulla posizione tramite la geolocalizzazione
  2. Dati di navigazione tramite i cookie
  3. Registrazione su app e siti
  4. Invio di mail con e senza allegati
  5. Dati e file personali sul telefono mediante le autorizzazioni delle app

Non possiamo certo vederle tutte nel dettaglio queste attività però spendiamo qualche parola su qualche caratteristica importante di queste 5 tipologie.

Ad esempio tutte e 5 le possibilità appena citate offrono servizi gratuiti, questo perché in un mondo come questo di oggi dove tutto si paga senza questa gratuità molti di noi non rilascerebbero i propri dati.

A titolo di esempio la geolocalizzazione – La geolocalizzazione è la tecnologia GPS (dall’inglese Global Positioning System, ovvero “sistema di posizionamento globale”) integrata nei dispositivi mobili (Android, iOS e Windows Phone) che permette di determinare la posizione geografica di una persona in base, ad esempio, al suo smartphone. Tanto ciò detto tradotti in soldoni chi raccoglie i nostri dati sa sempre dove ci troviamo, se abbiamo percorsi particolari, con che cadenza effettuiamo determinati giri e lavorando di immaginazione ……

Oppure le autorizzioni sulle app dove senza nemmeno accorgercene concediamo l’accesso ai nostri file, alle nostre foto e alla rubrica del telefono, le app scaricano sui propri server tutte le questa mole di informazioni, che poi vengono, elaborate e rivendute come precedentemente detto.

Da quanto appena detto tiriamo le fila e cerchiamo di proteggerci attraverso alcuni passaggi non necessariamente informatici, come:

  • Prestare la dovuta attenzione alle autorizzazioni delle app, sia in fase di registrazione sia in fase di utilizzo.
  • Verificare la proporzionalità delle informazioni richieste e delle autorizzazioni che si concedono quando si utilizzano servzi online, se sono richieste troppe informazioni rispetto al servizio meglio soprassedere.
  • Accertarsi che nelle mail inviate e ricevute il testo ed eventuali file allegati siano adeguatamente protetti si pensi che il Garante a più volte esplicitato che “L´acquisizione e l´utilizzazione di indirizzi e-mail a scopo promozionale, senza la previa acquisizione di un informato consenso degli interessati, integra un ripetuto illecito trattamento di dati personali che giustifica la sospensione temporanea di ogni trattamento, ad eccezione della mera conservazione dei dati personali detenuti (provvedimento di blocco temporaneo adottato nei confronti di una società convenuta in un procedimento avente ad oggetto l´invio di e-mail promozionali non richieste, dal quale sono derivati ulteriori accertamenti d´ufficio)” .
  • Utilizzare una VPN verificandone le caratteristiche di protezione.

È importante essere consapevoli di questo fenomeno di costruzione delle informazioni partendo dai dati, innanzitutto per immunizzarci contro la comunicazione persuasiva di chi utilizza i nostri dati, ma anche per capire il valore delle nostre informazioni.

Insomma, i dati servono alle grandi aziende per analizzare attraverso seri e precisi programmi di profilazione chi siamo, dove andiamo, come spendiamo, in cosa spendiamo e con che frequenza compiamo azioni importanti per il mercato.

E se decidiamo di non dare importanza ai nostri dati ed a come li disseminiamo dobbiamo rassegnarci al fatto che con queste informazioni, il marketing digitale e quello diretto diventano potenti armi di persuasione, che riescono a tracciarci e raggiungerci nei momenti in cui è più probabile che prenderemo in considerazione il loro messaggio pubblicitario.